Inclusione digitale e DSA: una sfida per la scuola di domani
La tecnologia per la diagnosi precoce e la formazione dei docenti nella nuova prospettiva del “docente per l’inclusione".
Nicola Simoncelli
10/9/20252 min leggere


In Italia la diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento procede ancora a due velocità. Nel 2024 le certificazioni riguardavano il 5,4% degli studenti al Nord e appena il 2,5% al Sud. Oggi le percentuali del Nord sono aumentate all’8%, mentre quelle del Sud si attestano tra il 2% e il 3%. Una differenza che non riflette una reale diversità di condizioni, ma piuttosto una maggiore difficoltà nell’attivare percorsi di valutazione e certificazione.
A questi dati si aggiunge una fascia di studenti che, pur mostrando profili meritevoli di attenzione, non dispongono di una diagnosi formale e quindi non beneficiano di un Piano Didattico Personalizzato (PDP) o di un sostegno scolastico. Sono studenti che restano ai margini perché le loro difficoltà non sono ancora riconosciute, spesso a causa di famiglie impreparate ad accettare e affrontare i percorsi di certificazione in maniera tempestiva. Accanto a loro, tanti studenti che presentano esitazioni, fragilità o competenze da rafforzare, e che avrebbero bisogno di un sostegno educativo più mirato, magari temporaneo, al di fuori dei percorsi certificati.
Ogni anno, il 30 novembre rappresenta una data chiave per le scuole: è il termine entro il quale deve essere redatto il PDP da parte degli istituti, lo strumento che traduce in strategie operative il diritto all’inclusione per gli studenti certificati. Per molte famiglie questa scadenza si trasforma in un’attesa estenuante, segnata dall’incertezza e dalla sensazione di vedere i propri figli non seguiti come meriterebbero.
In questo contesto, i software educativi possono offrire un aiuto concreto: permettono di rilevare precocemente le fragilità dello studente e di lavorare in modo mirato insieme agli insegnanti, anche in assenza di certificazione. Se utilizzati con competenza e sensibilità, questi strumenti possono agire come mezzi compensativi, aiutando a mantenere alta la motivazione e a favorire una didattica più personalizzata fin dai primi segnali di difficoltà.
I Serious games, in particolare, rappresentano una frontiera promettente. Si tratta di giochi digitali progettati con finalità educative o di valutazione cognitiva, capaci di trasformare l’esperienza ludica in un’occasione di osservazione e di apprendimento. Attraverso il gioco, bambini e studenti lasciano tracce digitali che raccontano come apprendono, reagiscono, o si concentrano maggiormente. Dati che, se interpretati con il giusto metodo possono fornire indicatori precoci di difficoltà, utili a orientare interventi mirati o a suggerire l’avvio di percorsi di approfondimento diagnostico.
Molteplici ricerche mirate mostrano come l’utilizzo di ambienti ludici digitali possa aiutare a riconoscere pattern cognitivi associati ai disturbi dell’apprendimento molto prima che emergano nelle attività scolastiche tradizionali. In prospettiva, integrare questi strumenti nel lavoro quotidiano degli insegnanti significa rafforzare la capacità della scuola di osservare e prevenire, evitando che le difficoltà si trasformino in ostacoli.
Colmare il divario Nord–Sud nella diagnosi dei DSA non significa solo aumentare il numero delle certificazioni, ma costruire un sistema più equo, in cui studenti e famiglie vengano accompagnati nel riconoscimento, nell’accettazione e nel trattamento precoce delle difficoltà cognitive.
Nella recente proposta di legge che mira a sostituire la figura del docente di sostegno con quella del docente per l’inclusione, attualmente all’esame della Camera, un cambiamento significativo potrebbe essere quello di assicurare una formazione adeguata degli insegnanti, anche in relazione ai nuovi supporti compensativi che la tecnologia offre, traducendo in un vero cambio culturale ciò che, diversamente, rischia di rimanere soltanto un banale atto formale.
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